Romain Bardet pensa al Giro e commenta l’attualità: “I casi Vingegaard e Djokovic sono molto diversi. Senza voler offendere i tennisti…”

Romain Bardet ancora non conosce i dettagli del suo calendario, ma sembra orientato verso il Giro d’Italia 2024 come primo grande obiettivo stagionale. In attesa di conoscere il percorso della Vuelta a España, il portacolori del Team dsm – firmenich vede nella Corsa Rosa un terreno di caccia interessante per provare a cogliere una Top5, pur non escludendo di poter essere anche al via del Tour de France. Tutto dipenderà ovviamente dai percorsi delle tre grandi corse a tappe, delle quali solo la rassegna iberica non ha ancora svelato le proprie carte.

“Non so esattamente dove inizierò la stagione, ma ho già un’idea dei grandi giri che voglio fare – spiega  a margine della serata Etoile du Sport a Tignes –  Non è una scelta ovvia, perché il Giro e il Tour de France hanno diverse cronometro e non è proprio il  mio terreno, ma vorrei comunque provare a entrare nei primi cinque. Il Giro? Sì, mi piacerebbe. Nel 2022 ho comunque fatto una combinazione Giro-Tour decente, quindi non significa che non farò il Tour. Aspetto di vedere il percorso della Vuelta prima di decidere”.

Il corridore transalpino non si è poi sottratto a un commento riguardo le recenti dichiarazioni di Jonas Vingegaard, il quale non ha nascosto di aver saltato un test antidoping nel 2019, oltre che quelle di Novak Djokovic, che ha rifiutato di sottoporsi a un test antidoping prima di un incontro per non esser disturbato nella sua preparazione, fisica e mentale.

“Non ho seguito il caso nei dettagli – ammette – Ma mi sembra che nel caso di Vingegaard si tratti di una mancata presentazione. Si tratta di noncuranza, ma può succedere. Credo che le due situazioni siano diverse. Mi sembra che Djokovic non si sia presentato, quindi è diverso. Non si possono mettere sullo stesso piano le due cose, non è affatto lo stesso approccio”.

Lo scalatore transalpino sottolinea così anche la grande differenza tra le due discipline in questo ambito: “Senza voler offendere i tennisti o mettere il ciclismo su un piedistallo, sappiamo bene che l’argomento è trattato in modo diverso nei due sport. Dopotutto, non tutto è perfetto nel ciclismo e stiamo ancora lottando per fare ulteriori progressi, per intensificare i test e per ridurre quelle famose finestre in cui gli atleti non possono essere testati. Penso che siamo un po’ precursori sulla scena internazionale, ma è una battaglia quotidiana e sappiamo che anche quando i test vengono eseguiti correttamente, a volte non è sufficiente”.

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